SAGAING La sala d'attesa non è un'esperienza piacevole. I colori delle seggiole ingombrano e monopolizzano l'attenzione tanto quanto le immagini ed il volume alto di una tv posta al centro della stanza e accesa su un canale musicale americano. Di tanto in tanto il predominio della tv viene rotto dagli schiamazzi di gruppi di turisti che non si aspettavano certo di ritrovare un pezzo del loro mondo proprio qui, nel grigio e fatiscente aeroporto di Yangon. Quella sala, sarà per noi un lontano ricordo non appena arriveremo alle antiche capitali fantasma del nord. Il motivo di così tante capitali, Mandalay, Sagaing, Mingun, Ava, Amarapura e Bagan, risale al comportamento degli antichi re birmani che davano inizio al loro regno solo dopo aver istituito una nuova capitale, la cui posizione era stabilita dai calcoli degli indovini. In esse, gli unici edifici in muratura destinati a durare nel tempo, erano solo quelli a carattere religioso mentre i palazzi costruiti in tek, spostando la capitale si smontavano pezzo a pezzo e si trasferivano nella nuova locazione. È per questo che come unici segni del glorioso passato rimangono solo gli stupa abbandonati che punteggiano le vaste aree di villaggi e campi coltivati. L'ATR 72 della Air Mandalay ci sta attendendo ancora sulla pista mentre uno scroscio d'acqua improvviso coglie impreparate le hostess che sono impegnate a preparare l'imbarco.
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