| Oscar 
        Ghez e la sua collezione:dalla passione per l'arte al servizio della pace
 Una 
        collezione privata riflette sempre lo spirito del suo autore: se un museo 
        ha il dovere di raccogliere dei capolavori, un collezionista può 
        soddisfare le proprie aspirazioni, senza sentirsi in alcun modo vincolato. 
        Ci sono collezionisti che si interessano agli artisti contemporanei, quelli 
        che intendono speculare sulla pittura e quelli che collezionano per collezionare, 
        per il solo gusto di possedere delle opere. Oscar Ghez era tra questi 
        ultimi: amava appassionatamente l'arte, o meglio la sua storia. Nato nel 1905 a Sousse, in Tunisia, Ghez amava dire di avere avuto tre 
        vite: fu industriale, consigliere al Pentagono durante l'ultima guerra 
        e infine mecenate. Il padre era un imprenditore ebreo di Tunisi, la madre 
        una nobildonna fiorentina, figlia del barone Giacomo di Castelnuovo, medico 
        del re Vittorio Emanuele II. Già da piccolo inizia a collezionare: 
        insetti, fiammiferi, conchiglie, francobolli
 Rientrati in Europa a causa della salute cagionevole della madre, i Ghez 
        si trasferiscono a Marsiglia, dove Oscar si iscrive a scienze economiche. 
        Nel 1925, ormai a Roma, si laurea e con il padre e il fratello Henri apre 
        una fabbrica di lavorazione della gomma, che si svilupperà rapidamente 
        fino all'inizio della guerra. Nel 1939, dopo l'avvento delle leggi razziali, 
        la famiglia Ghez lascia Roma per tornare in Francia; Oscar riesce a cedere 
        l'azienda di famiglia al Gruppo Pirelli, in cambio di altri stabilimenti 
        nei pressi di Lione. Ma nel '41 devono abbandonare anche la Francia alla 
        volta degli Stati Uniti dove, per tutta la durata del conflitto è 
        Consigliere per gli Affari Italiani presso il Pentagono. Nel 1946 rientra 
        in Francia e riprende la direzione della sua industria che vende nel 1955, 
        alla morte del fratello. contemporaneamente inizia a frequentare gli antiquari, 
        i mercati delle pulci, le gallerie di Montmartre e ad acquistare opere 
        di pittura francese realizzate tra il 1880 e il 1930. Nei ricordi del 
        figlio Claude diventa una persona monomaniaca, che pensa ad una cosa 
        sola in modo costante, con una passione costante
 Ma l'uomo d'affari 
        non riesce a giustificare a se stesso di operare esclusivamente per il 
        suo piacere personale e cerca quindi uno scopo commerciale anche nei suoi 
        acquisti, partendo da un unico e semplice ragionamento: essendo diventati 
        quasi introvabili e troppo cari i maestri dell'impressionismo e del neoimpressionismo, 
        si dedica alla ricerca di opere meno famose e più accessibili, 
        giustificando in qualche modo il suo interesse per l'arte, con uno scopo 
        commerciale.
 Ecco 
        quindi che, con una ricerca paziente e sistematica, Ghez rintraccia tutti 
        quei petits maitres, poco conosciuti e a volte addirittura ignorati dai 
        manuali della storia dell'arte, ma indispensabili per la corretta comprensione 
        dei movimenti e dei periodi storici di cui furono parte integrante.Oscar Ghez era comunque legato a ciascuno dei suoi acquisti da una curiosità 
        viscerale; ogni opera della sua collezione ha una sua specificità: 
        è l'ultima, la sola di un'epoca, la prima di un solo soggetto
 
        E di queste opere sapeva tutto: luoghi, situazioni, personaggi, con i 
        loro nomi e le loro vicende anche curiose.
 Sapeva per esempio che Nu au divan rouge di Kisling fu dipinto nello stesso 
        atelier in cui Modigliani dipinse, usando la medesima modella, il famoso 
        Nudo rosso della collezione Mattioli. Sapeva che il nudo della moglie 
        disteso su un paesaggio nevoso, dipinto da Foujita, il giapponese di Parigi, 
        richiamò la folla di visitatori del Salon del 1924 e fece dire 
        a Picasso è ancor più bella del tuo dipinto. Sapeva 
        che le Vieux clown di Van Dongen fu realmente esistito nella storia del 
        circo Medrano e che morì due o tre settimane dopo aver posato. 
        Sapeva che Le cirque è una delle rare opere di pittura di Max Jacob, 
        poeta surrealista animatore di caffè e circoli letterari. Che La 
        Seine à l'aube è uno dei diciassette dipinti di Charles 
        Angrand, il solo pointilliste che si avvicini alla finezza visionaria 
        di Seurat.
 Nelle mani di Ghez passano 18.693 opere d'arte; attualmente la collezione 
        è composta da circa 8.000 lavori, raccolti nella Modern Art Foundation; 
        non accessibile per intero, una parte accuratamente scelta ha trovato 
        sede permanente nel Petit Palais di Ginevra, un'elegante villa del Secondo 
        Impero, costruita nel 1862.
 Il Museo ha aperto i battenti nel 1968, con il motto L'arte al servizio 
        della pace, con il quale Ghez dava un preciso significato alla sua 
        passione: non solo puro piacere personale, ma comunicazione e riconciliazione 
        tra i popoli attraverso il linguaggio universale dell'arte.
 
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